Vita dei primi cristiani (At. 2,42)

Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.

Comincia così una parte del vangelo che descrive la vita dei primi cristiani. Mi ha sempre incuriosito sapere come vivevano per capire cosa è cambiato nel corso degli anni e confrontarlo con le comunità di oggi. Personalmente credo sia uno degli aspetti più importanti sul quale la Chiesa di oggi dovrebbe riflettere. La preghiera, nonostante sia diventata fuori moda, è ancora un elemento fondamentale per la nostra vita. A quel tempo deve essere stata particolarmente forte, viste le persecuzioni a cui andavano incontro i primi cristiani, un po’ come accade oggi in alcune terre di missione, noi la possiamo solo intuire nei momenti di maggiore difficoltà. Infatti sembra che nel nostro mondo non ci sia più la necessità di pregare, tanto ci sentiamo onnipotenti e padroni della nostra vita, ce ne ricordiamo solo nei momenti difficili e cerchiamo in essa il conforto che non troviamo altrove riconoscendo a Dio il ruolo di vero Signore di tutto il creato.

Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

Penso che oggi sarebbe impossibile pensare a una comunità, anche se piccola, dove alcune famiglie mettono tutto in comune. Se oggi ci troviamo a vivere in un mondo individualista, dove ogni famiglia pensa per sé ciò è dovuto anche da una reale necessità e soprattutto dalla libertà di poter fare scelte proprie. Ciò nonostante, proprio all’interno delle famiglie destinate ad allargarsi, nascono problemi. Genitori che pur avendone la possibilità non aiutano i propri figli rivendicando la proprietà di ciò che possiedono e, d’altra parte, figli ingrati che hanno avuto troppo e non tengono conto dei sacrifici fatti dai propri genitori. Spesso da questi interessi nascono conflitti che si ripercuotono su ciò che è più importante dei beni materiali, e quindi nell’affetto e nell’amore che dovrebbe regnare in ogni famiglia.

Ogni giorno, tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo.

Credo che l’amicizia sia un altro componente importante delle prime comunità cristiane, senza amicizia non poteva esserci solidarietà, i discepoli erano spesso ospiti in casa di amici, la predicazione, la divulgazione del vangelo richiedevano uno spirito carismatico, la vita stessa di Gesù ci riporta spesso al calore della famiglia, all’accoglienza, alla cena consumata insieme, allo spezzare il pane. Oggi le parrocchie assomigliano sempre più a delle aziende funzionali, efficienti, in cui ognuno ha un suo ruolo, ma che in realtà poco sa di chi gli sta accanto.

Credo che dovremmo riflettere seriamente su questo e riacquistare i valori delle prime comunità cristiane per essere più credibili in una società dove l’individualismo e le diversità tra le varie religioni rischiano di assottigliare sempre più questa piccola realtà che è la comunità cristiana.

 

Walter