LECTURA DANTIS

     Il bravo attore Roberto Benigni in questi mesi invernali ci ha offerto, per qualche serata a settimana, la lettura di alcuni canti della Divina Commedia di Dante Alighieri nella prima rete TV. Abbiamo così potuto sentire da un grande attore (alcuni anni fa qualcosa del genere aveva fatto anche Vittorio Gassman, se qualcuno lo ricorda) che cosa significa prestare la voce a un grande poeta, forse, per noi italiani, il poeta per eccellenza. Unico neo, l’ora tarda della trasmissione se si eccettua quella di esordio e quella conclusiva date in prima serata. Purtroppo varietà e reality show fanno più audience e perciò relegano anche il nostro sommo poeta alle ore tarde. Questo a parte, però, il commento ai canti e soprattutto la resa nella recitazione hanno raggiunto il top dell’efficacia. Sono stati affidati alla lettura per il grande pubblico alcuni canti dell’Inferno, la cantica del poema dantesco più accessibile anche a chi non possiede una specifica preparazione letteraria, affascinante per certi personaggi che sono diventati, direi quasi, patrimonio della nostra memoria collettiva. Chi non ricorda le figure di Caronte, di Paolo e Francesca, di Farinata, del Conte Ugolino e del poeta stesso che si fa narratore e personaggio in un cammino di redenzione che è quello dell’umanità intera? Per come Benigni ha saputo renderla, la poesia dantesca è diventata qualcosa di vivo e di attuale. Senza eccedere nell’esegesi del testo poetico, l’attore ci ha presentato alcune tappe dell’immaginario percorso dantesco nel regno del peccato e della dannazione nel loro più autentico significato umano e spirituale grazie ad un’interpretazione non solo accessibile a chiunque ma anche coinvolgente. Del resto un grande poeta, come un grande artista, è in grado di parlare a tutti gli uomini di tutti i tempi risultando sempre attuale. In anni non tanto lontani funestati, ahinoi,  dal demone ideologico si sarebbe voluto scacciare il sommo poeta anche dalla scuola italiana (“un vecchiume” diceva qualcuno con la puzza sotto il naso e il cervello tanto vuoto), ma fortunatamente la grandezza dell’arte sa imporsi sulla grettezza mentale di certi sedicenti intellettuali d’avanguardia e Dante non solo è rimasto nelle aule scolastiche, ma è entrato anche in TV grazie a chi ha saputo presentarcelo adeguatamente e farcelo apprezzare.

Penso che chi ha seguito le trasmissioni TV dedicate alla lettura dei canti danteschi abbia potuto rendersi conto che ciò che dice il grande poeta è qualcosa che ci appartiene perché la sua poesia esprime gli aspetti più autentici del nostro essere uomini che vivono di ideali,di emozioni, di sentimenti e anche di debolezze e di meschinità. A Benigni va il merito di aver dato un contributo a far sì che Dante non sia materia per addetti ai lavori, ma patrimonio di tutti. Che la nostra TV, la quale ci propina certi programmi che brillano solo per mediocrità, conservi la buona abitudine delle letture dantesche anche in orari più adatti al grande pubblico.

 

                                                                                                                                                     Pietro.