L’ABBRACCIO
Affetto e terapia
Da
un lato siamo bombardati da immagini di uomini e donne ripresi in posizioni
amorose e ormai anche i ragazzi più giovani non si scandalizzano davanti a
scene una volta considerate scabrose. Dall’altro lato, però, nella vita quotidiana
si fa sempre più fatica ad accogliere e a vivere gli autentici gesti d’amore.
Partendo
dall’interpretazione che la fede non è altro che lo stare dentro nell’abbraccio
di Gesù e il buttarsi ripetutamente con lo slancio rinnovato tra le Sue braccia
senza timori e riserve, contraccambiando l’abbraccio con passione, calore e
tenerezza, non risulta forse scandaloso dire che l’Eucaristia è un amplesso
spirituale. Nutrendosi continuamente di questo abbraccio, che è paterno,
materno e da innamorato insieme, si vive l’affetto nelle relazioni
interpersonali. Nella misura, quindi, in cui ci si lascia travolgere e
coinvolgere dall’abbraccio di Dio, si riesce ad abbracciare le persone. Dio si
serve delle persone viventi nella trasmissione del suo amore e le persone sono
fatte anche di carne. Quindi anche il nostro corpo è al servizio di questa
missione evangelica. San Paolo ai romani dice “salutatevi con un santo bacio”.
Dobbiamo
ammettere che la nostra cultura ipercivilizzata non
sempre permette di usare spontaneamente e gratuitamente i gesti d’affetto.
Tanti si vergognano di aver bisogno del contatto fisico con le altre persone,
ritenendolo segno di debolezza, altri lo percepiscono come semplice smanceria.
Al contrario, i bambini piccoli e gli anziani, soprattutto i moribondi
manifestano esplicitamente la necessità anche fisica dell’essere toccati. Da
parte di tanti adulti, diciamolo con franchezza, davanti a un gratuito e
fraterno gesto di tenerezza si desta il senso di malizia o per lo meno la
perplessità: “che cosa vorrà da me?”.
Al
di là del capire la primordialità del contatto fisico
come linguaggio d’amore (v. I cinque
linguaggi d’amore di Gary Chapman), è facile
mettersi nell’ottica che l’abbraccio tra due persone è il prolungamento
dell’abbraccio di Gesù e come tale andrebbe gestito.
In termini
leggeri Kathleen Keating
spiega nel sul libriccino La terapia
dell’abbraccio (Gribaudi) l’importanza del
contatto terapeutico che aiuta a lenire il dolore, la depressione, stimola la
volontà di vivere e lo sviluppo intellettivo dei bambini. Vale la pena di
citarne alcuni vantaggi dell’abbraccio. “Dissipa la solitudine, supera le
lacrime, apre le porte ai sentimenti, incrementa l’autostima, incoraggia
l’altruismo, rallenta l’invecchiamento, allenta la tensione, combatte
l’insonnia, stabilizza il benessere fisico. È democratico: chiunque può
mettersi in lista per un abbraccio.” Spesso però, purtroppo, ci si trova
davanti agli ostacoli che non permettono il naturale fluire dell’affetto
attraverso la gestualità genuina. Infatti, alcuni “credono, erroneamente, che
l’unico fine di un abbraccio sia solo costruire una relazione di intimità
fisica…Per evitare che i piccoli acquisiscano questa visione ristretta riguardo
agli abbracci, abbracciamoli spesso: con affetto, per sostegno, per gioco e
teneramente. Fate in modo che vedano i genitori ed altri adulti abbracciarsi
così. Altrimenti potrebbero crescere convinti che gli abbracci appartengano
solo agli innamorati e per essere abbracciati – ed abbracciabili -, si debba
essere attratti fisicamente dall’altro abbracciatore.”
E ancora: “Se veniamo privati dell’amore e del tatto, non siamo più disposti a
pagare il rischio della vulnerabilità. L’amore trattenuto può trasformarsi in
dolore.” Non sempre è scontato trovare il consenso dell’altra persona ed è
fondamentale rispettare il suo desiderio e la sua capacità di accogliere
l’abbraccio ma è altrettanto vero che tale capacità potrebbe essere educata.
Ricordo
la notizia di qualche anno fa riportata dai tg. In
qualche grande città italiana alcuni uomini si collocarono nei punti trafficati
e misero dei grossi cartelloni con su scritto: “abbraccio gratis”. La loro
insolita iniziativa suscitò sorrisini spregiativi ma anche meraviglia e moltissimi
si fermarono per farsi abbracciare per lunghi secondi e per continuare la loro
giornata in modo più sereno e tonico.
È
bene, quindi, che fattori di cultura e pregiudizi non prendano il sopravvento
sui semplici ed autentici gesti umani ma che, anzi, alleggeriscano il contrasto
tra civiltà e amore genuino.
Katinka