Gruppo Giovani Paderno

Via Crucis 25 marzo

Anche quest’anno, la sera del Venerdì Santo, il Gruppo Giovani di Paderno ha fatto rivivere gli ultimi avvenimenti della vita terrena di Gesù, attraverso la manifestazione della Via Crucis Vivente.

La funzione viene riproposta grazie alla disponibilità dei ragazzi e degli educatori, che animano il momento centrale della celebrazione del Venerdì Santo, rappresentando alcune scene salienti della Passione di Cristo: dalla condanna di Gesù da parte di Pilato, alla via della Croce, con le sue cadute, con l’incontro con Sua Madre e con le donne di Gerusalemme, fino alla Sua morte in croce…

La nostra non vuole essere una sorta di rappresentazione teatrale, ma una riflessione sulle persone che Gesù incontra percorrendo la via del Calvario, cercando di avvicinare i ragazzi alla comprensione del vero significato della Via Crucis. I ragazzi dei gruppi s’impegnano direttamente per organizzarla, è un impegno collettivo che cerchiamo di trasmettere con grande rispetto del senso religioso. Ognuno offre il meglio di se stesso, dando prova di maturità e desiderio di comunicare il valore religioso e celebrativo degli eventi cristiani che si rappresentano.

L’impegno e l’entusiasmo con cui proponiamo quest’attività, muovono da una motivazione di fondo: far sì che queste iniziative possano coinvolgere e integrare i ragazzi nella Parrocchia, in modo che possano crescere e maturare in questo ambiente.

 

Due sono le riflessioni principali che ci hanno accompagnato, attraverso le stazioni del dolore:

Nella passione di Gesù cogliamo l’immenso amore di Dio per noi e, inoltre, vediamo raffigurata la passione di ogni uomo che soffre a causa dell’ingiustizia, della violenza, del male che talvolta guidano le vicende della storia umana.

 

Vogliamo condividere le riflessioni che hanno accompagnato le stazioni rappresentate:

 

Prima stazione: Gesù è condannato a morte: Il processo a Gesù fu davvero strano: Non c’è un vero e proprio capo d’accusa che giustifichi una condanna così severa. Ma la folla inferocita non vuole sentire ragioni e Pilato è costretto a cedere. E con il gesto di lavarsi le mani si tira fuori da quella brutta storia. Spesso siamo anche noi come Pilato, condanniamo gli innocenti, la cui unica colpa è avere il colore della pelle diverso dal nostro, o avere una condizione di bisogno estremo che li costringe a chiedere aiuto. E noi li condanniamo, non tanto con accuse ingiustificate, ma con il silenzio, l’indifferenza, il disinteresse. E così noi diventiamo complici di terribili ingiustizie. Che Dio ci perdoni per tutto il male che facciamo e tutto il bene che non facciamo!

 

Seconda stazione: Gesù prende la croce: Portare la croce dietro a Gesù, questa è la condizione per essere suoi discepoli. Ma noi, appena ci ritroviamo sulle spalle una croce, anche piccola e sopportabile, diventiamo insofferenti, pretendiamo da Dio che ce la tolga subito, e magari cerchiamo di scaricarla su chi ci sta vicino, diventando ingiusti, duri. Quando pensiamo e diciamo che è impossibile perdonare, dovremmo rivolgere il nostro sguardo a Gesù che riceve sulle spalle una croce terribile e vergognosa, senza colpe. Quella croce sulle spalle di Gesù siamo noi con le nostre resistenze all’amore.

 

Terza stazione: Gesù cade la prima volta: Gesù, il vero e l’unico innocente, cade sotto il peso della croce. Il figlio di Dio non si è vergognato di cadere. Il messaggio è chiaro per noi, che quando cadiamo facciamo di tutto per nasconderlo agli altri, facciamo di tutto per trovare sempre mille scuse per giustificarci, o per trovare il capro espiatorio su cui scaricare le nostre responsabilità. Ci riesce davvero difficile ammettere con umiltà le nostre colpe, i nostri errori. La colpa è sempre degli altri… Mai nessuno che dica: “La colpa è mia”! Guardando Gesù che cade, chiediamo che ci aiuti a renderci conto delle nostre cadute e a chiedere perdono con umiltà sia al Signore, sia alle persone a cui abbiamo fatto del male

 

Quarta stazione: Gesù incontra sua madre: Il dolore di Gesù scuote Maria in maniera tremenda. È difficile capire quello che lei ha potuto provare incrociando con il suo sguardo quello dolorante del figlio. In quel momento, Maria avrà compreso finalmente le parole del Vecchio Simeone. Quel giorno, al tempio, non poteva capire. Ma il Vangelo ci dice che Maria, anche quando non capiva, conservava ogni cosa, meditando nel suo cuore. Anche noi, quando non riusciamo a capire il senso di certe croci che ci piovono addosso senza preavviso, quando ci sembra di crollare sotto croci che giudichiamo ingiuste o troppo pesanti per noi, invochiamo l’aiuto di Maria, e soprattutto imitiamola, nel ricercare lo sguardo di Gesù, l’unico che ci possa spiegare il senso del dolore.

 

Quinta stazione: Il Cireneo aiuta Gesù: A uno sconosciuto passante tocca in sorte di aiutare Gesù nel portare la croce. Dov’erano i dodici in quel momento? Dov’erano i tantissimi discepoli? Dov’erano le folle che avevano ascoltato attentamente le sue catechesi sull’amore e sul perdono? Che strano… Sono tutti spariti...! L’unico che si lascia mettere la croce sulle spalle è uno sconosciuto. Ci serva da lezione, per tutte quelle volte che quando si tratta di aiutare chi è nel bisogno, ci vediamo passare avanti da persone che con troppa fretta abbiamo giudicato. E magari ci sentiamo bruciare dalla gelosia, perché crediamo che il bene lo dobbiamo fare solo noi…

 

Sesta stazione: La Veronica asciuga il volto di Gesù: Tante e tante volte la Sacra Scrittura registra il desiderio dell’uomo di vedere il volto di Dio. “Il tuo volto, Signore, io cerco”, ripetiamo spesso anche noi con le parole dei salmi. In questa stazione Gesù, il figlio di Dio, risponde alla nostra attesa, e mostra il volto di un uomo sfigurato dal dolore, un volto insanguinato, un volto coronato di spine. E’ inutile cercare il volto di Dio guardando il cielo o indagando sui libri; il volto di Dio è stampato e riconoscibile nel volto di chi soffre, è lì che attende di essere riconosciuto, abbracciato e soccorso.

 

Ottava stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme: Seguire la passione di Gesù mette tanta tristezza nel cuore; ma anche guardare la sofferenza atroce di tanti innocenti deve suscitare in noi la stessa reazione di sdegno, di ribellione. Non possiamo assistere indifferenti al dolore di tanti uomini, nostri fratelli, soprattutto quando ci rendiamo conto che tante sofferenze non vengono per caso, ma sono il frutto di uno stile di vita di tanti di noi, che pensiamo solo ad ammassare senza limiti, togliendo il pane dalla bocca a tanti infelici. Il male non si combatte lamentandosi, ma operando scelte concrete di vita, pronti a pagare di persona. Non serve maledire l’oscurità, è molto più utile accendere una luce.

 

Dodicesima stazione: Gesù muore in croce: Gesù muore. Quanti i significati di questo morire. Gesù che muore in croce è il segno più chiaro di quanto è forte l’amore di Dio per l’umanità. La morte di Gesù è l’esito ultimo cui può spingersi l’amore, quello che sa andare ‘fino in fondo’, non quello ‘a tempo’ così tipico e reclamizzato oggi. Sì l’amore autentico può comportare il proprio annientamento. Nel nostro caso Dio stesso va contro se stesso: Egli, Dio della vita, sperimenta, in Gesù, la morte. E tutto ciò per amore … solo per amore … fedele fino in fondo!

 

Gli educatori di Paderno