INGRESSO DI DON ALBERTO
14 ottobre 2007
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Tratto da La Fonte di ottobre 2007:
Eccomi. Sono don Alberto il nuovo parroco di Fonte incaricato, con grande sorpresa mia e vostra, di sostituire don Stefano. Mi presento e poi voglio condividere con voi ciò che vivo e ciò che spero.
Sono nato nel 1971, quindi ho 36 anni (compiuti da poco quando, il 14 ottobre, il Vescovo mi insedierà come parroco).
Provengo da San Martino di Lupari e sono il quarto di cinque fratelli, due maschi e tre femmine. Mio fratello Maurizio è parroco ad Altivole e a Caselle di Altivole: due figli maschi e tutti e due preti, un dono grande alla mia famiglia e alla Chiesa, un dono frutto della fantasia e dell’amore di Dio. Sono entrato in Seminario a 14 anni e ho frequentato il Liceo Classico dal 1985 al 1990.
Ho svolto il mio servizio pastorale da seminarista a Santa Bona di Treviso (dal 1993 al 1995), poi in Duomo a San Donà di Piave (dal 1995 al 1998), dove nel maggio del 1998 sono stato ordinato prete. Come viceparroco ho svolto il mio ministero a Martellago (1998-2002) e a San Giuseppe di San Donà di Piave dal 2002 al 2007, già successore di don Stefano quindi che, in quella parrocchia, era arrivato appena ordinato prete nel settembre del 1994.
Era l’11 luglio, festa di San Benedetto abate, quando il Vescovo mi ha chiamato per comunicarmi che mi aveva scelto per sostituire don Stefano al quale aveva chiesto di partire per la missione in Ciad. In quel colloquio mi chiese di non dire nulla a nessuno perché a Fonte non era ancora stato comunicato (a don Stefano sì, ma ai fontesi ancora no). Per quasi un mese ho conservato nel cuore questo dono e questo regalo, atteso e desiderato. Da tempo quindi porto nel cuore i vostri volti, le vostre storie, le vostre paure e le vostre fatiche e li presento a Gesù assieme alle mie paure (ce la farò? Sarò in grado di essere pastore come Gesù desidera?), alle mie attese.
Non vi nascondo che anche per me, come per voi, questi mesi sono stati molto delicati e particolari. Non è facile (lo capite certamente bene anche voi) lasciare le persone che si sono amate e con le quali si è fatto strada assieme. I legami costruiti, legami di fede e di affetto, non si possono distruggere da un giorno all’altro. Possiamo però ricondurli alla loro origine. Sia per me che per voi (che per don Stefano e le comunità africane che lui servirà) derivano tutti da un’unica sorgente: Dio che ha donato tutto se stesso nel suo Figlio Gesù. È in Lui e grazie a Lui che le nostre strade si incrociano e le nostre vite si mescolano. Di questo non possiamo mai dimenticarci e a Lui dobbiamo sempre ricondurre la nostra collaborazione e i nostri affetti. In Lui riscopriamo il senso dell’essere Chiesa, comunità che cammina, casa che accoglie e ci dona una fraternità che mai avrà fine.
Concludo con un piccolo aneddoto. Il giorno 11 luglio, prima di salire in Vescovado, sono entrato nella capellina dell’Istituto di suore Zanotti dove l’Eucaristia è sempre esposta per l’adorazione. Ho letto il brano del Vangelo del giorno, era il Vangelo della vite e i tralci. L’ho sentito particolarmente rivolto alla mia vita. “Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Da allora quella parola, accolta nella fede, orienta ancora di più la mia vita e mi dona quella serenità e fiducia che desidero essere anche la vostra.
Con gioia e gratitudine vi saluto assicurandovi la mia preghiera e chiedendovi un ultimo sforzo di pazienza… tra poco sarò con voi.
don Alberto Bernardi