GUIDA
AL CONSUMO CRITICO
È praticamente impossibile avere un’idea delle multinazionali e del loro comportamento senza portare alcuni esempi che descrivono solo in parte le condizioni di vita di milioni di lavoratori. Vediamone alcuni forse tra i più significativi, che ci permettono di capire chi sono e come si muovono. Le fonti d’informazione sono molto attendibili poiché riguardano fatti di cronaca riportati in alcune riviste importanti come: Altreconomia, Il Manifesto, Corriere della sera, movimenti sindacali spesso locali, movimenti ambientalisti come Greenpeace e siti internet.
Unilever multinazionale anglo-olandese, attiva nel settore alimentare e dei detergenti, forse più conosciuta per la varietà dei suoi prodotti molto diffusi come il tè Lipton, i gelati Algida, i surgelati Findus, confetture Santa Rosa, detersivi come Coccolino, Cif, Lisoform, dentifrici e saponette come Mentadent, Dove e molti altri, fa parte di numerose associazioni che sostengono gli interessi delle imprese e di Europabio un associazione che ha lo scopo di favorire l’uso di ingegneria genetica.
Essendo produttrice di prodotti legati al cacao è responsabile dello sfruttamento del lavoro minorile che avviene nelle piantagioni. È la più grande fornitrice al mondo di tè e quindi responsabile dello sfruttamento di migliaia di persone nelle piantagioni del Kenia di cui è proprietaria. Unilever è anche una delle più grandi importatrici di olio di palma in Indonesia. Tale attività provoca la distruzione delle foreste costringendo le popolazioni locali ad abbandonare le proprie terre. In India c’è da rilevare lo sfruttamento di manodopera per la produzione di termometri in cui i lavoratori, a causa di mezzi di produzione antiquati, vengono esposti a pericolose esalazioni di mercurio. E’ responsabile di prodotti per l’igiene personale come deodoranti, saponette ecc. contenenti ftalati nocivi per la nostra salute nonché di prodotti alimentari contenenti O.G.M.
Nike
importante multinazionale nel settore delle calzature e abbigliamento
sportivo, possiede un totale di 731 fabbriche sparse in tutto il mondo di cui
Tutte le scarpe Nike sono prodotte in Asia, in particolare in Indonesia,
Cina, Taiwan, Corea del sud e Vietnam con regimi di lavoro oppressivi. La sua
linea di condotta è molto simile a quella della Coca-Cola con sfruttamento
della manodopera, abusi sessuali, molestie verbali e fisiche, dirigenti
sindacali repressi dall’esercito, va ricordato inoltre
che in Cina è vietata la libertà di sciopero, di organizzazione sindacale e che
i livelli salariali sono estremamente bassi. I lavoratori sono esposti ai
vapori delle colle e solventi per le vernici lavorando 12 ore al giorno con un salario da fame. Circa l’1%
del costo di una scarpa deriva dalla manodopera il 5% dal materiale, il
restante 94% va tra la pubblicità, vendita all’ingrosso e al dettaglio.
La fonte di questo articolo è:
Walter