Benazir Bhutto
una vita per la democrazia e per la pace
E’
difficile per me scrivere un articolo su una persona così distante dal nostro
mondo e dalla nostra cultura, una persona di cui si sa
poco a parte le notizie di cronaca di questi ultimi mesi, ma il desiderio è
forte. Vorrei soprattutto capire perché in certi paesi non è possibile
esprimere liberamente il proprio pensiero senza rischiare la vita.
Benazir Bhutto muore
all’età di 54 anni il 27 dicembre 2007 da un colpo d’arma da fuoco sparato da
un kamikaze mentre salutava la folla alla fine di un
comizio elettorale nella città di Rawalpindi vicino
alla capitale Islamabad. Subito dopo il kamikaze si
fa esplodere provocando una ventina di morti, e decine di feriti. L’attentato
provoca una serie di disordini tra i sostenitori del partito popolare
pakistano, di cui
Il
Pakistan è un paese povero, confina a nord con l’Afghanistan, a ovest con l’Iran, a est con
E’
in questo paese che si inserisce la storia di Benazir che porta avanti le ideologie pacifiste del padre, Zulfiqar Alì Bhutto
il quale fondò il partito popolare pakistano nel 1967, diventò presidente del Pakistan
nel 1970 e poi primo ministro dal 1973 al 1977 (anno in cui fu rovesciato dal
generale Mohammed Zia-ul-Haq).
Fu uno dei periodi migliori per il Pakistan che finalmente, dopo 25 anni di
conflitti, sancisce la pace con l’India, in uno
storico incontro tra Zulfiqar Alì
Bhutto e Indira Gandhi in cui è presente anche Benazir
allora ventenne.
Nel
1979 il padre di Benazir venne
impiccato dal generale Zia-ul-Haq. Nel suo ultimo
incontro con il padre Benazir gli promise che come
nella dinastia Gandhi in India, lei avrebbe raccolto
la fiaccola della sua eredità politica. Benazir
studia negli Stati Uniti poi in Inghilterra a Oxford,
alla morte del padre diventa presidente del partito popolare, finisce in
prigione con l’accusa di corruzione per 5 anni, “Ma queste accuse sono
frequenti da noi”, ricordava ridendo “e non fanno paura”. Nel
1987 sposa Asif Alì Zardari in un matrimonio combinato dalla madre dal quale
avrà 3 figli e soltanto un anno dopo diventa la prima donna eletta primo
ministro in un paese mussulmano. Il suo governo durò solo 20 mesi ma tornò al potere una seconda volta dal 1993 al 1996
affiancata dal marito nel ruolo di ministro. Alla fine di questo governo Zardari fu imprigionato con 18 capi d’accusa, mai provati
secondo i fedelissimi, Benazir fece il possibile per liberarlo ma inutilmente, così nel 1999 scelse l’esilio fino
al suo ritorno per le elezioni di quest’anno.
Non
è difficile intuire come la grande popolarità di
questa donna potesse essere scomoda a molti, i suoi ideali di democrazia e di pace
ereditati dal padre hanno fatto di lei un mito. Sapeva benissimo cosa rischiava,
ma ora la speranza di un futuro migliore, per questo paese, si fa sempre più lontana, e il terrorismo islamico più forte.
Ancora una volta i sogni di libertà e giustizia sono stati abbattuti da chi
vuole un regime facile da controllare, dove regna povertà e miseria, ha vinto
il male sul bene ma resta la testimonianza di una
persona che ha dato la vita per i propri ideali, un seme che fiorirà in altre
persone pronte a lottare per la democrazia e per la pace.
Walter