L’estate di San Martino

Un antico detto popolare citava “L’estate di San Martino, dura tre giorni e un pochino” per indicare un eventuale periodo autunnale in cui, dopo le prime gelate, si può verificare un clima relativamente tiepido con tempo soleggiato. Nell’emisfero australe il fenomeno si osserva eventualmente verso fine aprile-inizio maggio e nei paesi anglosassoni viene chiamato Indian Summer.

San Martino di Tours (317-369 d.c.) divenne monaco dopo essersi arruolato all’età di quindici anni nell’esercito romano, ed in particolare la tradizione narra di come si sia convertito al cristianesimo in seguito all’incontro con un mendicante seminudo in una giornata fredda e piovosa. Si trovava infatti nella città di Amiens e donò al povero metà del suo mantello per far in modo che anche lui potesse proteggersi dal freddo e subito dopo comparve il sole e la temperatura si fece mite. Proprio da questo fatto nasce il detto “l’estate di San Martino”.

Nella notte sognò Gesù e si risvegliò con il suo mantello intero, si fece subito battezzare e si impegnò molto per la conversione dei Galli al cristianesimo.

Ricordato in tutta Europa, si festeggia in molte zone d’Italia dal nord al sud e per il suo atto di carità è patrono di cavalieri e cavalli, dei sarti e dei mendicanti, dei poveri e dei sinistrati, dei fabbricanti di botti e degli ubriachi, degli alcolizzati guariti, dei mariti traditi, dei viticultori, dei vendemmiatori e sommelier, perché in occasione della festa si beve il vino nuovo.

Secondo tradizione in questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino novello che solitamente viene abbinato alle prime castagne e tale usanza viene anche citata in una famosa poesia di Giosuè Carducci intitolata proprio “San Martino”.

 

Mara