Dall’Epifania alla Befana

Forse non  tutti sanno che il nostro termine Befana deriva dritto dritto da Epifania. Non è un caso che la festa dell’Epifania (propriamente la manifestazione di Gesù alle genti  mediante l’omaggio dei Magi) coincida con la consuetudine di ricevere regali soprattutto da parte dei bambini, evidentemente in ricordo dei doni offerti dai Magi al Redentore. Quando pensiamo alla Befana siamo soliti immaginare la vecchietta che porta un sacco carico di regali per i bambini. Un tempo era consuetudine appendere una calza (possibilmente lunga) sotto la nappa del camino che poi la simpatica vecchietta avrebbe riempito di regali nella notte dell’Epifania. Sconosciuta nella maggior  parte dell’Europa, resiste ancora da noi nonostante la concorrenza del più diffuso Babbo Natale importato,come sempre, dal mondo nordico e anglosassone. Tuttavia nei nostri paesi del Veneto la Befana,  più di Babbo Natale, appartiene al nostro patrimonio identitario. Chi ha una certa età ricorderà che da bambino aspettava soprattutto i regali della Befana. Potevano essere mandarini, arance, caramelle (beni non disponibili tutti i giorni come oggi) qualche giocattolino, qualche capo di vestiario e – per i meno buoni, si diceva, - qualche pezzo di carbone.

Seguiva poi, la sera dell’Epifania, la consuetudine di brusar la vecia con un grande falò che chiamava grandi e piccini allo spettacolare appuntamento nel quale non mancava mai il vin brulè per riscaldarsi dai rigori invernali e per un ultimo momento di convivialità a commiato dalle festività natalizie prima di riprendere la normale vita lavorativa, dato che l’Epifania tutte le feste porta via.

La tradizione, a dire il vero, non sembra demordere a tutt’oggi, nonostante le proteste di qualche zelante ambientalista che vorrebbe eliminare i falò della Befana responsabili di inquinamento atmosferico. Qualcuno potrebbe chiedersi per quale ragione bruciare la simpatica vecchietta dei regali. La ragione va ricercata nelle lontane consuetudini antiche precedenti l’avvento del Cristianesimo. Si tratta infatti di un rito propiziatorio che in realtà nulla aveva a che vedere con la Befana dei regali. Accendere i fuochi nel periodo iniziale dell’anno aveva una funzione beneaugurate in vista della nuova stagione che si sarebbe aperta e perciò bisognava scacciare con il fuoco gli spiriti maligni che potessero interferire negativamente nella buona produttività dell’incipiente annata. Nessuna crudele ingratitudine quindi nei confronti della Befana con il sacco ricolmo di doni, ma semplicemente due eventi concomitanti che hanno finito per sovrapporsi.

D’altra parte la stessa consuetudine dei regali nel periodo natalizio affonda le sue radici non solo nella tradizione cristiana, ma forse ancor di più in quella pagana. Nell’antica Roma infatti, proprio a fine anno, in concomitanza con le feste dei  Saturnales coincidenti all’incirca con il solstizio d’inverno, c’era la consuetudine di fare dei piccoli doni ad amici e parenti accompagnandoli con qualche bigliettino di auguri o di battute scherzose consentite anche dalla maggior libertà concessa dalla festa.

Rinverdire un po’ la tradizione della Befana non sarebbe forse male per recuperare una piccola parte delle nostre radici culturali.

 

Pietro.