CHI È IL VESCOVO
In
preparazione all’arrivo nella nostra diocesi del nuovo vescovo Gianfranco
Agostino Gardin, è opportuno riflettere insieme sulla
figura e sul servizio del vescovo nella Chiesa diocesana. Ci chiediamo: chi è
il vescovo? Una prima risposta la prendo dal testo conciliare sulla Chiesa: in
esso scopriamo che non si parla del vescovo al singolare bensì dei “vescovi”
uniti da un forte legame di comunione donato dallo Spirito Santo. Una seconda
risposta richiama la figura del vescovo come “angelo inviato da Dio alla sua
chiesa”.
Il vescovo
“pastore”
L’immagine che più ricorre in riferimento al vescovo è quella di “pastore” perché Gesù risorto quando appare a Pietro sulla riva del lago e instaura con lui un dialogo d’amore (cf Gv 21) gli consegna un compito dicendo “pasci le mie pecore!”. Perciò i Padri dell’ultimo Concilio ecumenico nella costituzione sulla chiesa Lumen Gentium al n. 20 insegnano che “per istituzione divina i vescovi sono successori degli apostoli quali pastori della chiesa; chi ascolta loro ascolta Cristo, chi disprezza loro disprezza Cristo e chi lo ha inviato (cf Lc 10,16)”. C’è una singolare corrispondenza tra Gesù che dice “Io sono il buon pastore” e la scelta di Gesù di chiamare alcuni uomini per inviarli nel mondo come pastori secondo il cuore di Dio. Infatti, continua il Concilio “in mezzo ai credenti è presente il Signore Gesù Cristo pontefice sommo, nella persona dei vescovi assistiti dai presbiteri... E’ lui innanzitutto che predica la parola di Dio a tutte le genti per mezzo del loro insigne ministero, e continua ad amministrare ai credenti i sacramenti della fede...; è lui che per mezzo della loro saggezza e prudenza dirige e ordina il popolo del Nuovo Testamento nel suo pellegrinare verso la beatitudine eterna” (LG n. 21).
La ricchezza del testo conciliare è piuttosto evidente. Innanzitutto non considera il vescovo solo con la sua chiesa diocesana. Sempre il vescovo è inserito in un gruppo di altri vescovi che viene chiamato “collegio”. Tutti i vescovi sono legati da una comune chiamata e missione ricevute da Gesù; le condividono con la loro esistenza e con la sollecitudine verso tutte le chiese. Per noi fedeli questo è un aspetto molto positivo perché vivendo l’unione e la comunione con il nostro Vescovo diocesano abbiamo la grande opportunità di vivere l’unione con gli altri vescovi e quindi un vero legame spirituale con tutta la Chiesa di Cristo presente nel mondo. Ed anche nella sua diocesi il vescovo appartiene come vescovo ad un gruppo con il quale condivide il dono del sacerdozio: la famiglia del presbiterio.
Ma l’aspetto più sorprendente del testo conciliare per ardore e chiarezza è la continuità di attività che il Signore Gesù compie fino ai nostri giorni per mezzo dei vescovi. E’ Gesù che si rende presente nella persona dei vescovi; è Gesù che insegna quando i vescovi predicano la Parola di Dio; è Gesù che opera prodigi quando i vescovi celebrano i sacramenti dell’Amore nel battesimo, confermazione ed Eucaristia, del perdono, della consolazione, del servizio...; ed è sempre Gesù che guida il suo popolo con le scelte prudenti e sagge che i vescovi prendono nella responsabilità condivisa con i presbiteri, i diaconi e gli altri fedeli.
L’immagine
dell’angelo
L’immagine del pastore non è la sola. Tornano spesso nei testi conciliari e del magistero anche termini come sposo, servo, maestro, sacerdote, capo, amico, fratello. Tutti utili per sottolineare l’uno o l’altro dei compiti a lui affidati.
Mi sono chiesto: con quale immagine si può presentare, in modo semplice anche ai nostri ragazzi, ciò che il vescovo è chiamato ad essere nella comunità che gli è affidata dal Signore?
Come ha studiato recentemente don Giulio Dellavite, sacerdote della diocesi di Bergamo, per comprendere bene la vocazione e la missione del vescovo si può utilizzare l’immagine dell’angelo. L’angelo è colui che “protegge”, “fa visita” o “segue dall’alto” per condurre verso la meta. Come indica San Giovanni nell’Apocalisse, l’angelo è chiamato ad annunciare la luce della Chiesa celeste e a sovrintendere con la guida pastorale la comunità ecclesiale diocesana che vive nella storia tra incertezze e fragilità. Dunque il vescovo può essere chiamato anche “angelo della chiesa” e la sua missione, come diciamo nella preghiera che abbiamo imparato fin da bambini, è illuminare, custodire, reggere e governare. Questi quattro verbi illustrano i compiti, la responsabilità e la missione del vescovo e possono essere coniugati con le quattro “virtù cardinali”: fortezza, giustizia, prudenza, temperanza.
Quattro
caratteristiche e quattro virtù
In primo luogo il vescovo illumina con fortezza. Egli guida la comunità diocesana come servo con il cuore del pastore affettuoso, cercando sempre la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Egli reca in sé la consapevolezza che la Chiesa ha sempre bisogno di conversione e riforma. Illumina la sua Chiesa con la predicazione e la riflessione magisteriale che rendono solida e ben fondata la comunione ecclesiale.
In secondo luogo il vescovo ha il compito di custodire nella giustizia. Durante l’ordinazione il vescovo riceve l’anello segno di fedeltà perché “nell’integrità della fede e nella purezza della vita” custodisca “la Santa Chiesa, sposa di Cristo”. Ciò significa che il vescovo, ascoltando tutti e prendendo decisioni sotto l’azione dello Spirito Santo, aiuta la Chiesa a camminare verso il “bene di tutti” che è conoscere e fare la volontà di Dio. Egli lo fa accogliendo e orientando i pareri e gli intenti dei fedeli verso l’unità sia negli organismi di corresponsabilità sia nella visita pastorale sia nel cammino sinodale.
In terzo luogo il vescovo regge la chiesa con la virtù della prudenza. Ricevendo il pastorale gli vengono dette queste parole: “Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come Vescovo a reggere la Chiesa di Dio”. Nell’affrontare le questioni che riguardano il bene complessivo della diocesi e trovare le relative soluzioni il vescovo mette in gioco la propria discrezionalità. Facendo tesoro delle tradizioni ecclesiali e delle scelte pastorali passate, sostiene le relazioni all’interno della chiesa e pure quelle con la società civile perché il gregge non si disperda.
Da ultimo il vescovo governa con la virtù della temperanza. Nella “struttura amministrativa” della diocesi, principalmente per mezzo degli uffici di Curia, il vescovo accompagna la vita ecclesiale sia promuovendo iniziative soprattutto a carattere formativo, sia vigilando sulla correttezza della forme pastorali e l’utilizzo e destinazione dei beni.
Il governare richiama inevitabilmente l’esercizio del potere. Ma il Buon Pastore del Vangelo non si è imposto sul gregge, anzi si è messo dalla parte degli agnelli. Lo ha ricordato Benedetto XVI all’inizio del suo servizio petrino: “Non è il potere che redime, ma l’amore!”. Per questa ragione Gesù risorto chiese a Pietro: “Mi ami tu più di costoro?” (Gv 21,15).
La Chiesa diocesana non può fare a meno del successore degli apostoli perché il vescovo è ripresentazione sacramentale dell’amore di Gesù che salva.
don Giuliano Brugnotto
(da La Vita del Popolo,