Lo stemma del Vescovo

Casella di testo:

Descrizione dello stemma episcopale di S.E.R. Mons. Gianfranco Agostino Gardin, O.F.M.Conv. Arcivescovo – Vescovo eletto di Treviso   

Secondo la tradizione araldica della Chiesa cattolica, lo stemma di un Arcivescovo è tradizionalmente composto da:

-          uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altre particolarità;

-          una croce doppia, arcivescovile (detta anche“patriarcale”) con due bracci traversi all’asta, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;

-          un cappello prelatizio (galero), con cordoni a venti fiocchi, pendenti, dieci per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.4), il tutto di colore verde;

-          un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.

 

In questo caso è stato adottato uno scudo di foggia sannitica, frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica mentre la croce patriarcale d’oro è “trifogliata”, con cinque gemme rosse a simboleggiare le cinque piaghe di Cristo.

 

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo dell’ Arcivescovo Gardin

 

 

“Partito: nel 1° di azzurro, a sei spighe d’oro, tre in banda e tre in sbarra, moventi dalla punta, sormontate da un libro aperto dello stesso, caricato delle lettere Α e Ω di rosso; nel 2° d’oro, alla gemella ondata d’azzurro in punta sormontata da un gonfalone bifido di rosso, crociato d’argento, con asta al naturale; col capo d’argento, caricato di un destrocherio di carnagione, attraversante un sinistrocherio vestito, posti in decusse, con le mani appalmate, stimmate di rosso, uscenti da una nube e attraversanti una croce, il tutto al naturale”

  

Il motto:

DOMINI PULCHRITUDINE CORREPTI

Per il proprio motto episcopale l’Arcivescovo Gardin, al momento della sua nomina a Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, volle richiamare, in forma latina, l’espressione “avvinti dalla bellezza del Signore” tratta sostanzialmente dal n. 104 dell’Esortazione Apostolica postsinodale Vita Consecrata del Servo di Dio Giovanni Paolo II, del marzo 1996, che presenta la realtà della vita consacrata oggi nella Chiesa, as seguito del Sinodo dei Vescovi celebrato nel 1994 su questo tema.

 

Interpretazione

 

L’ornamento esterno caratterizzante lo stemma di un Arcivescovo, oltre ai venti fiocchi verdi pendenti ai due lati dello scudo, è la croce astile arcivescovile.

Tale croce, detta anche “patriarcale”, a due bracci traversi, identifica appunto la dignità arcivescovile: infatti, nel XV secolo, essa fu adottata dai Patriarchi e, poco dopo, dagli Arcivescovi. Alcuni studiosi ritengono che il primo braccio traverso, quello più corto, volesse richiamare il cartello con l’iscrizione “INRI”, posto sulla croce al momento della Crocifissione di Gesù.

Il “campo” dello scudo è in azzurro, simbolo della incorruttibilità del cielo, delle idealità che salgono verso l’alto; rappresenta il distacco dai valori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio.

Le spighe, da sempre, rappresentano il grano che origina il Pane Eucaristico e il libro simboleggia la Parola di Dio; Parola ed Eucaristia sono elementi fondanti della nostra fede e le fonti insostituibili di ogni autentica spiritualità cristiana. Spighe e libro sono in oro, metallo più nobile, simbolo quindi della prima Virtù, la Fede; infatti, è solo attraverso la Fede che possiamo comprendere la forza salvifica della Parola e accogliere realmente l’Eucaristia, la quale costituisce evento memoriale del mistero pasquale di N.S.G.C., inizio e fine di tutto, l’ Ae l’ W; ecco perchè queste lettere sono in rosso, colore dell’amore e del sangue, l’amore del Padre ed il sangue versato da Cristo per la nostra redenzione.

Nominato Vescovo di Treviso dal Santo Padre Benedetto XVI, Mons. Gardin ha voluto integrare lo stemma con dei riferimenti al nuovo servizio pastorale affidatogli dal Papa; ecco quindi l’inserimento del gonfalone, rappresentato frequentemente nell’iconografia di San Liberale, patrono della Diocesi trevigiana, così come appare anche nella pala del Giorgione custodita nel Duomo di Castelfranco Veneto. I colori del gonfalone riprendono anche i colori dello stemma di Treviso e di Castelfranco Veneto così come di altri comuni della Marca.

Le onde azzurre in “punta” dello scudo simboleggiano l’acqua; essa costituisce dono indispensabile per la vita del corpo, fons vitae”; ma richiama anche i concetti di fertilità e di purificazione. L’acqua è molto presente nel linguaggio sacramentale e simbolico della Liturgia; è l’elemento che contraddistingue il rito primario dell’iniziazione cristiana, il Battesimo; l’aspersione dell’acqua lustrale simboleggia la purificazione e la benedizione che scende dal Signore. Anche Gesù utilizza in maniera assai densa l’immagine dell’acqua: si pensi solo alle parole rivolte alla Samaritana presso il pozzo: “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4,14).

Le onde sono rappresentate in numero di due per simboleggiare anche i fiumi Piave e Sile che attraversano e fecondano il territorio della Diocesi; il fiume Piave vuole anche ricordare il paese di origine di Mons. Gardin, San Polo di Piave.

Il “capo” dello scudo è rappresentato in argento, “smalto” simbolo della trasparenza, quindi della Verità; verità e trasparenza sono stati i pilastri della vita spirituale di San Francesco, il Santo fondatore dell’ Ordine dei Frati Minori Conventuali a cui Padre Gardin appartiene ed il cui simbolo appare appunto nel capo dello stemma.