Un'isola di rifiuti nel Pacifico

Un’isola nell’Oceano Pacifico vicino alle Hawaii, grande quanto un terzo dell’Europa… sembrerebbe una meta ideale per una bella vacanza! Arrivando in quell’area si nota all’orizzonte qualcosa che assomiglia proprio a un’isola, ma nessuno può approdarvi e scendervi... Non è un miraggio, né una vera isola, ma una gigantesca concentrazione di spazzatura galleggiante, composta soprattutto da plastica. Sconvolgente, ma è così.

La chiamano Pacific Trash Vortex o Grande chiazza d’immondizia del Pacifico: 4 milioni di tonnellate di rifiuti che si addensano per una particolare combinazione di correnti in quella parte di mondo; le correnti marine di quelle zone formano una sorta di vortice che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra loro.

Spesso una parte di tutto ciò, nel roteare continuo, finisce anche sulle spiagge delle Isole Hawaii, dove si arena dando origine a depositi di rifiuti alti anche alcuni metri.

Il fenomeno iniziò a manifestarsi negli Anni Cinquanta e ultimamente sta assumendo dimensioni davvero preoccupanti, il risultato è un concentrato senza uguali di spazzatura, che si estende per un diametro di circa 2500 chilometri e una profondità di circa 30 metri. Navigando, si rimane circondati dall’immondizia per giorni!

Sembra una zuppa di pattume, dove l'80% è plastica, e sta facendo piazza pulita di ogni forma di vita. La maggior parte di questa plastica è poco biodegradabile e finisce per sminuzzarsi in particelle piccolissime che poi finiscono nello stomaco di molti animali marini portandoli alla morte. Quella che rimane si decomporrà solo tra centinaia di anni, provocando da qui ad allora danni alla vita marina e all’intero ecosistema, perché l’acqua stessa viene contaminata.

Si sono fatte diverse teorie sull’origine di tutto quest’ammasso di rifiuti, pensando che potessero provenire da navi private o commerciali e da navi affondate. Nel 1990, ad esempio, una nave perse circa 80.000 articoli tra scarpe e stivali della Nike che si riversarono sulle coste. E questo non è stato l'unico caso: nel 1992 sono caduti in mare decine di migliaia di giocattoli da vasca da bagno e nel 1994 attrezzatura per hockey su ghiaccio.

Altri parlano di navi cariche di rifiuti, provenienti da Paesi in cui lo stoccaggio è problematico, che se ne liberano con noncuranza in pieno Oceano. Tutte queste ipotesi, però, sono solo casi isolati e rari, e non riuscirebbero a giustificare l’interminabile massa di rifiuti che galleggia nel vortice. Per questo si può ipotizzare che in realtà l’afflusso d’immondizia sia soprattutto di tipo continentale, e cioè che la maggior parte della plastica giunga dai continenti, direttamente dalle coste o dai fiumi, e che sia poi la corrente oceanica a fare il resto.

 

Ma quanto succede in quel lontano luogo dell’oceano è solo la punta dell’iceberg dei problemi che produce la plastica - soprattutto quella non biodegradabile - che, contrariamente a quanto si pensa, è ancora molto utilizzata.

Una bottiglia impiega quasi 1000 anni per biodegradarsi, un tempo davvero infinito! Nel mondo vengono prodotti circa 100 miliardi di chilogrammi all'anno di plastica, dei quali circa il 10% finisce in mare. Gran parte di questa finisce sul fondo degli oceani danneggiando la vita dei fondali, il resto continua a galleggiare.

L’idea di un’isola d’immondizia dovrebbe essere abbastanza disgustosa da convincerci a riciclare e soprattutto a evitare l’abuso di plastica: quest’isola è la prova che ogni rifiuto che non ricicliamo, ci si ritorce contro!

 

Per la buona sopravvivenza dell’umanità dobbiamo imparare a rispettare e salvaguardare l’ambiente. L’uomo, a cui Dio ha affidato la buona gestione della natura, è chiamato a riflettere sul futuro del pianeta, e ad assumersi delle concrete responsabilità in merito. Anche il Papa, in un suo recente discorso, dice che è necessario rivedere totalmente il nostro approccio alla natura, che non è uno spazio da sfruttare o ludico, ma è il luogo natale dell’uomo, la sua “casa”. Essa ci è essenziale, dice Benedetto XVI, c’è bisogno di un cambio di mentalità per giungere a un modo di vivere insieme che rispetti l’alleanza tra l’uomo e l’ambiente.

 

Auguro a tutti di trascorrere delle buone vacanze, senza dimenticare la responsabilità che ha ognuno di noi nei riguardi dei beni della terra e del mare!

 

Michela