LA BENEDIZIONE DELLE CASE
Anni addietro, molti
per la verità, dopo la S. Quaresima e la S. Pasqua, i parroci avevano ancora un
rito da compiere, una tradizione che li impegnava per qualche settimana a
visitare le famiglie della Parrocchia per benedirle. Noi bambini aspettavamo
con ansia queste giornate, perché avevamo il compito - ognuno per la sua
borgata - di portare il secchiello dell'acqua santa, di accompagnare il prete
dentro le case, e su e giù per le scale e le camere… ogni angolo veniva
benedetto.
Il prete arrivava a piedi o in bicicletta, e i bambini che lo vedevano per primi, correvano ad avvisare gli altri: "El xé rivà!". Allora si passava parola alle nonne alle mamme. Queste si toglievano gli zoccoli e la "traversa", si aggiustavano i capelli, indossavano un golfino della festa, sistemavano qualcosa fuori posto nel cortile e correvano a preparare l'acqua santa. C'era sempre qualcuna che non ne aveva e allora se la faceva prestare dalla vicina... guai a farsi sorprendere senza l'acqua santa! Noi aspettavamo un po' agitati, perché l'arciprete una volta non sorrideva tanto, e per salutarlo non si diceva "Ciao Don" ma "Sia lodato Gesù Cristo". Era vestito con la tonaca nera lunga fino ai piedi con tanti bottoni neri, il cappello a quattro "cantoni" nero col fiocco, aveva un aspetto austero e poco confidenziale. Finalmente arrivava, noi, timidi, lo salutavamo, e lui ci regalava un sorriso: "Bravi bravi!" Entravamo nella prima casa della borgata e, dopo il saluto alla padrona, si sedeva, chiedeva della salute, del lavoro, dei figli... L’anziana raccontava, e mostrava i nipotini che teneva vicini; "Sti qua i xé i putei de me fiòl pì vecio, do fiòi i go in Australia, ea tosa pì dovena ea xé sul camp". Il prete: "Bene bene". "Va a ciamàr to nono e to pare" diceva la nonna al nipotino, che stava già volando fuori. Intanto il parroco cominciava a benedire la cucina, la cantina, il ripostiglio, bisbigliando preghiere in latino; noi col secchiello alzato e lui con l'aspersorio buttava acqua santa dappertutto anche sui nostri visi. Sempre pregando, si avviava su per le scale, per benedire camere e granaio. "El stae tento Sior Piovan, parchè ea scaea ea xé erta" gridava la nonna. Il prete, indaffarato, in una mano teneva il libretto delle preghiere e con l'altra raccoglieva la veste per non inciampare. Benediceva pregando, poi scendeva in cucina e là c'erano il nonno e il figlio col cappello in mano, che, un po' impacciati, si sistemavano i capelli e salutavano il reverendo. Due chiacchiere, una preghiera e la benedizione a tutti... poi si andava verso la stalla. Si attraversava il cortile, e ancora acqua benedetta su animali, fienile e carri. I due uomini seguivano con devozione il rito. Un saluto, e si passava ad un’altra casa.
Qui tre anziani: "Quatro fioi all’estero, 'na suora e ea pì dovena a servisio". C’erano mamme che, quando arrivava il parroco in casa, aprivano il cuore e raccontavano la loro famiglia, i loro pesi e sofferenze. Anche qua benedizione da cima a fondo. "El vae pian reverendo, che nol se fae mal!" raccomandava l’anziana. Le scale erano di tavole bianche lavate con la varechina, ma avevano delle fessure e scricchiolavano a voce alta. Il prete sempre pregava e buttava acqua santa, poi scendeva. Anche qua due chiacchiere col capofamiglia, qualche confidenza a bassa voce, visi seri... mentre noi ci gustavamo una Golia offertaci dalla zia seduta in un angolo dell'enorme cucina. Un saluto e via… un'altra famiglia, un'altra porta, "un altro altare!" (ogni casa aveva il suo tau). Qui una cameretta vuota, due angioletti volati in cielo ed ancora una parola buona del parroco per questa mamma col volto in lacrime... preghiere per benedire e consolare.
Il tempo passava in fretta e, senza accorgersene, il secchiello era vuoto. L'arciprete, guardando l'orologio tirato fuori dal taschino sotto la veste: "Adesso torno in canonica bambini! Bravi e grazie, alla prossima!". Noi ci sentivamo sollevati, importanti e contenti; ma le famiglie che avevano avuto la visita del parroco erano di gran lunga più contente! Lui non era venuto per dare l'Estrema Unzione a un malato, per benedire un morto o per recitargli il S. Rosario… No… Era venuto per conoscerli, ascoltarli e benedirli. Questa era una visita che faceva sentire il parroco vicino a loro e con la sua parola regalava speranza e serenità alle persone. Anche oggi una visita e una benedizione porterebbero un po' di gioia alle famiglie che sono piene di tutto, non manca niente, ma a volte manca proprio la benedizione di Dio.
Liana