Campo scuola Assisi 2013
“Va e ripara la mia casa “
Assisi unica e magica. Bastano queste due parole per descrivere la meravigliosa città natale di Francesco, patrono d’Italia.
Proprio questo santo ci ha accompagnati nei nostri 5 giorni di campo scuola, facendoci scoprire la bellezza di una vita semplice e povera, ma allo stesso tempo ricca e felice perché dedicata tutta a Gesù e al prossimo.
La partenza prevista per lunedì 5 agosto, si è svolta con l’incontro di tutte le parrocchie che avrebbero intrapreso il nostro viaggio: Asolo, Casella, Monfumo, Pagnano,Villa d’asolo, Castelcucco e naturalmente Fonte, quest’anno rappresentata solo da 4 ragazze, ma come si dice poche ma buone no? J
Dopo aver caricato tutte le valigie e aver detto una preghiera per il viaggio, il nostro cammino poteva finalmente cominciare.
La nostra prima tappa, era La Verna, nella bellissima Toscana, dove san Francesco ricevette il più grande dono che lui avesse mai potuto chiedere, l’opportunità di condividere con Gesù lo stesso suo dolore, le stigmati. La Verna grande santuario situato su un monte è la casa che ospita i frati novizi; attualmente 20 e proprio uno di loro, fra Michele ci ha accolto per raccontarci un po’ della sua vita e quella del santuario.
Quella sarebbe stata la nostra prima testimonianza, il racconto di una persona come tutte le altre che un giorno finalmente riuscì a capire la sua vocazione e il posto che lui avrebbe preso nel mondo , non terreno, ma quello di Dio. Una cosa che sicuramente ci ha colpito moltissimo è stato il letto di Francesco, dove lui si coricava sfinito e mal nutrito. Una grata di ferro situata tra due enormi rocce sotto la montagna, al freddo e con tantissima umidità.
Francesco credo sia stato un esempio nel nostro cammino spirituale, soprattutto perché lui quando pregava, ci raccontò fra Michele, urlava con molta forza ed energia, lui voleva essere ascoltato.
Risaliti in pullman con il nostro autista Pietro, ci saremmo diretti finalmente alla nostra meta: assisi.
Arrivati stanchi ed affamati cominciammo a sistemarci nelle stanze e a scaricare quelle che sarebbero state le nostre scorte di cibo.
Per i più fortunati poi c’era una bella doccia e invece a quelli del gruppo 1 il triste destino aveva deciso che sarebbero stati loro i primi cuochi del campo e che avrebbero dovuto preparare la cena.
La sera, momento perfetto per riflettere, ma anche prezioso per instaurare nuove amicizie e per raccoglierci tutti in preghiera, grazie anche all’aiuto delle parole di Fra Lorenzo, nostra guida per il campo.
Persona fantastica ed anche un po’ pazza !! J lui capisce tutto quello che passa per la testa a noi giovani, lui sa come stare con i giovani e lui ha saputo attirare noi giovani su una cosa ormai distante dal nostro mondo: la fede.
Primo giorno andato, sveglia alle sette per intraprendere un altro viaggio, il cammino verso san Damiano, dove tutto ebbe inizio.
Proprio così, circondati dallo splendido panorama collinare dell’Umbria, ci incamminammo per raggiungere la chiesa di san Damiano ora più grande dell’epoca di Francesco ma con ancora le pietre messe dalle mani del Santo.
Sembra impossibile credere che dove noi eravamo come semplici visitatori incuriositi, quasi 800 anni fa Gesù parlò a Francesco e alla domanda insistente” che cosa vuoi che io faccia?” finalmente rispose” va e ripara la mia casa che sta andando in rovina!”
Ovviamente il santo capì che doveva riparare la chiesa e così fece! Si rimboccò le maniche e non possedendo niente, perché aveva ridato tutto al padre, cominciò a fare elemosina di pietre. Con l’aiuto prezioso dei suoi amici che avevano deciso di seguirlo ce la fece e attirò moltissima gente per la messa domenicale soprattutto poveri e malati posti infondo nelle normali chiese.
Poi però Francesco intuì, che il messaggio dato dal crocifisso, era ben più grande infatti Gesù lo esortava a rimodernare tutto il pensiero della chiesa dove il clero era ricco e potente e le persone povere tante e dimenticate.
San Damiano ora non custodisce più il crocifisso perché spostato nella chiesa di Santa Chiara, ma fa ora omaggio al luogo dove la Santa disse le ultime sue preghiere insieme alle sue consorelle prima di morire. Luogo speciale anche per Chiara questa chiesa dove lei fu la prima ragazza ad innamorarsi di Dio e a condividere lo stesso pensiero di san Francesco.
Prima di tornare per il pranzo, ci aspettava suor Rosanna, la nostra seconda testimonianza di una ragazza giovane e timida, che ha saputo sconfiggere la sua paura e il suo timore e gridare a tutti che il suo desiderio era quello di dedicare la sua vita a Dio e agli altri come san Francesco.
Dalle parole di suor Rosanna, traspariva una tale gioia e sicurezza, molto invidiata da noi tutti lì ad ascoltarla a bocca aperta. Cosa che a molti ha colpito è stata la sua ultima frase detta con gli occhi lucidi dalla gioia: “ricordate ragazzi che Dio in un modo o nell’altro vi chiama e voi non potete far altro che fermarvi ed ascoltarlo. Non badate alle altre persone o cose esterne, fidatevi del vostro cuore.”
Un augurio e raccomandazione che crediamo che tutti quelli del nostro gruppo abbiano saputo custodire come un tesoro prezioso.
Ma la giornata era appena iniziata, perché dopo pranzo ci aspettava un’altra forte emozione: santa Maria degli angeli con la porziuncola.
Chiesa dentro un’altra chiesa. Uno spettacolo per gli occhi increduli di milioni di turisti, che ogni giorno accorrono per visitarla.
La porziuncola è il luogo dove si è sviluppato il francescanesimo, dove ha vissuto ed è morto Francesco.
La cappella di antica costruzione prende il nome dal terreno sperduto e abbandonato nella periferia di assisi la zona denominata “portiuncola”. Rimasta per lungo tempo in abbandono, fu restaurata da s. Francesco il quale comprese qui chiaramente la sua vocazione e qui fondò l’ordine dei frati minori destinando essa come sua dimora. Nella porziuncola Francesco capì che doveva vivere secondo il santo vangelo istituendo la sua famosa regola che successivamente sottopose all’approvazione del Papa.
Il 2 agosto del 1216 con la presenza di sette vescovi fu consacrato il piccolo edificio e fu proclamato il Perdon d’assisi approvata dal papa Onorio 3 ma ottenuta direttamente da Gesù stesso in una visione di Francesco.
Questo il motivo che dopo 800 anni il 2 agosto spinge ancora molti giovani a colmare Assisi, tutti per attraversare quella piccola e bellissima navata composta da forse tre banchi e decorata con le migliori pitture di Giotto.
Qui infine morì san Francesco.
Proprio quel pomeriggio riflettemmo sul perdon d’assisi, su quello che poteva rappresentare per una comunità cristiana come la nostra e su come noi potevamo viverla perché ci fu proposta una scelta.
Chi voleva poteva confessarsi dai frati disponibili e poi solamente dopo aver chiesto perdono avremmo potuto attraversare la piccola cappella circondati da un’atmosfera quasi magica ma che di magico sappiamo non avere niente visto che quelle emozioni le si provano dove c’è veramente il Signore.
Si era fatto tardi e tornando a casa fra Lorenzo si era illuminato, aveva deciso che quella notte avremmo celebrato la messa fuori, sotto le stelle un altro modo bello per pregare tutti assieme J.
Il terzo giorno ci aspettava la visita alla basilica di Santa Chiara, occasione perfetta per prendere le scale mobili messe a disposizioni dei turisti e dobbiamo dire molto gradite visto che erano giorni che ci spostavamo la maggior parte delle volte a piedi J, ma prima con nostra sorpresa la tappa era la casa di tre suore. Una di loro suor Eliodora ci aspettava per raccontarci la sua vita. Era la nostra terza testimonianza, di una giovane che gli stavano succedendo attorno. Difficile direte, ma dovevate vedere che grinta che aveva lei, a risvegliarci dal sonno profondo in cui ancora tutti eravamo forse per aver fatto le ore piccole? J il suo racconto durò a lungo e dopo averci augurato buon cammino alla fine disse:” ragazzi, innamoratevi di Cristo, che Lui è il compagno che non vi tradirà mai!” queste le sue ultime parole, prima di dirci la sua giornata tipo, ed è lì che siamo rimasti a bocca aperta, proprio quando ci disse che la sua sveglia era alle 4 del mattino. Lei si alza e prega per tutti noi ora.
Direzione basilica di Santa Chiara!
Ed eccoci li davanti alla casa di Santa Chiara dove ancora egli riposa.
Infatti sotto l’altare maggiore, giù nei sotterranei ci fu offerto uno spettacolo a noi nuovo e stupefacente, i vestiti e i capelli di Santa Chiara, ragazza bellissima e bionda. Vestiti che aveva fatto lei per le occasioni particolari come le messe o mantelli per coprirsi dal freddo d’inverno, sono li esposti davanti ai tuoi occhi assieme ad alcuni abiti anche di Francesco come le scarpe un pezzo di saio, ma soprattutto quello che ci ha colpito in assoluto: le sue calze con ancora l’impronta del sangue ben visibile perso quando aveva le stigmati.
In silenzio, si può vedere anche il corpo di Santa Chiara ricoperto di cera, che offre una visione vera di come poteva essere la santa. Dopo essere tornati nella navata centrale scorgiamo un’altra stanza dove scorgiamo, con molto stupore, il vero crocifisso che 800 anni fa parlò a Francesco.
Visione indescrivibile, sapere che sei davanti a lui, sapere che lui ha parlato a Francesco sapere che tu sei li davanti, piccolo piccolo ad osservarlo e lui ti guarda attraverso gli occhi dipinti di Gesù in croce.
Qualcuno prega, qualcuno resta in silenzio, ma non c’èra una mosca che osasse fare rumore ed interromper quel momento magico.
Così quando uscimmo, ci fu data la possibilità di esplorare Assisi, bellissima città medievale ricca di fiori e negozi pieni di vita. Era il momento di fare tante foto e comprare qualche cartolina o ricordo per gli amici e parenti a casa J.
Arrivò mezzogiorno e dopo, una bella foto di gruppo davanti alla basilica di san Ruffino, ci ritirammo alla casa per il pranzo. Al pomeriggio ritornammo a santa Maria degli Angeli un po’ incuriositi ed ansimanti dal caldo insopportabile che avvolgeva la città.
Li ci aspettava Suor Chiara una giovane ragazza che, dopo aver trascorso molti anni nel gruppo GIFRA (gioventù francescana), aveva deciso che il tempo che trovava tra il lavoro e i suoi impegni da donare agli altri e a Cristo non le bastava più. Lei voleva di più. Voleva una vita piena e non vuota. Voleva essere ricca dell’amore degli altri ed è per questo, che da un anno operava come suora francescana, vestita proprio come san Francesco, con l’incarico di accogliere e illuminare tutti i giovani proprio come noi ospiti ad Assisi.
Una meritata pausa gelato, prima di ritornare alla casa, era d’obbligo e dando un’occhiata abbiamo trovato una piccola gelateria con un gelato favoloso J.
La sera tempo della messa, ma anche tempo di condivisione. Così dedicammo le ore della notte a parlare a ruota libera dicendo le nostre impressioni o ringraziando per quello che avevamo vissuto finora tutti assieme. Momento bello e forte seguito da canti con sottofondo musicale (3 chitarre) urlati a quel cielo stellato bello e limpido che nessuno mai ha tempo di notare.
Quarto giorno, il più duro e intenso potremmo dire, sveglia alle sette, colazione e poi partenza per l’Eremo delle Carceri con una grande sorpresa per arrivarci il cammino sarebbe durato 2 ore e tutto in salita.
Crediamo che non tutti fossero contenti di questo, soprattutto noi che dopo il campo mobile dello scorso avevamo espressamente giurato di aver chiuso con la montagnaJ, ma forse lo si poteva considerare come una possibilità di condividere con Francesco un po’ del suo dolore, visto che era lo stesso percorso che faceva il santo per arrivarci.
Il nome Carceri non si addice a questo luogo poiché non esistono né carceri né carcerati, ma solo eremiti che si appartavano nella solitudine e nella preghiera. L’eremo di santa Maria delle carceri è un luogo di preghiera sul monte Subasio, nel cuore di una grande selva.
Ciò che si vede è un piccolo monastero cresciuto attorno alla grotta di san Francesco ed alla cappellina dove il santo si ritirava di tanto in tanto in contemplazione assieme ai suoi primi compagni.
Questo posto è una testimonianza eloquente della vita di intensa preghiera vissuta da san Francesco e dai suoi compagni.
Infatti come dice Tommaso da Celano: Francesco sembrava non un uomo che prega, ma un uomo fatto preghiera.
L’eremo è situato a circa 800 metri sul livello del mare e costituisce una preziosa occasione per ogni cristiano che ancora oggi vuole rigenerarsi spiritualmente entrando in contatto con il silenzio, la natura, il Signore e la propria coscienza.
Ed è proprio quello che ci è stato offerto dagli animatori attività di “deserto” dove ritirarsi a riflettere a rispondere a delle domande riguardanti la nostra vita e il nostro pensiero di vita.
L’ultima attività, che ci ha visti protagonisti quel giorno, è stata la possibilità di scrivere una lettera alle persone che ci amano: i nostri genitori. Cosa che all’inizio ci sembrava abbastanza normale, ma che con la continuazione della giornata ci avrebbe rivelato una grandissima sorpresa…
Al tardo pomeriggio, prima di riaffrontare il viaggio di ritorno, a piedi, ci aspettava nella cappella del piccolo santuario la nostra quinta testimonianza offerta da un frate che abita proprio li all’eremo. Un uomo semplice, nelle sue parole si poteva intravedere lo spirito di devozione e di povertà come quello di san Francesco.
Dopo aver riempito le borracce, ci rimettemmo in cammino verso casa un po’ tutti di corsa, perché alle otto ci aspettavano in pizzeria per mangiare una bella pizza in compagnia J è stata quasi un’impresa essere tutti pronti, visto che quando siamo partiti erano le 18.30 ciò stava a significare: docce di tre minuti esortati dalle urla divertite dei nostri fantastici animatori.
Dopo aver riempito la pancia come si deve, ci aspettava una vera ed insolita sorpresa.
Dopo essere passati di nuovo dal gelataio, ormai nostro amico, Fra Lorenzo ci ha detto di distribuirci seduti per terra nella piazza di santa Maria degli Angeli. Sbigottiti e increduli ci posizionammo quando gli animatori cominciarono a distribuire ad ognuno una lettera, una lettera molto speciale perché veniva proprio dai nostri genitori. È stato un momento indescrivibile, che ha visto molti volti ricoperti di fiumi di lacrime e che anche, il più bruto dei bruti, sarebbe stato colto da un momento di tenerezza, J un grande regalo quello che ci è stato fatto veramente una grande opportunità, unica e che non si sarebbe mai più ripetuta.
Era arrivata anche la nostra ultima notte e con un po’ di amarezza, ci addormentammo stanchi e sfiniti per tutte le emozioni provate nello stesso giorno.
Sveglia alle sette e tutti in marcia per la nostra ultima tappa forse la più importante: la basilica di san Francesco dedicata al santo e dove si trova lo stesso suo corpo. Non siamo entrati subito, ci siamo seduti proprio li davanti ai piedi dell’enorme basilica per la nostra ultima attività assieme, ovvero scrivere su un foglietto Signore ti lodo per…
Foglietto che poi abbiamo consegnato tutti in un cestino durante la Messa celebrata dentro il convento, in una piccola cappella appartata proprio per noi e per tirare le somme, diciamo di questa esperienza.
Dopo la Messa ci aspettava Fr. Massimo giovane ragazzo, che solamente da un anno aveva deciso di dedicare la sua vita al Signore. Molto forte la sua storia, ci racconta tutte le sue peripezie e debolezze, che caratterizzano in media le bravate dei giovani in generale e come lui sia riuscito ad avvicinarsi alla chiesa dopo anni che non ci metteva più piede. Grazie ad un sogno insolito riuscì a tornare da Cristo e a lasciare la sua casa dove viveva da solo e il suo negozio solamente per vivere la fraternità e la povertà che Francesco ci insegna. Questo ragazzo molto simpatico e sincero è stata la nostra ultima testimonianza una esperienza di vita da ricordare e prendere come esempio prezioso.
Ecco che finalmente potevamo entrare ad esplorare l’enorme basilica dichiarata anche patrimonio dell’umanità
Dopo una foto ricordo e il tempo per comprare ancora qualche souvenir, era giunto il momento di ritornare per consumare il nostro ultimo pasto tutti assieme. Lavati i piatti e sistemato le camere che ci avevano ospitato saliamo in pullman e verso le 15.30 comincia il viaggio di ritorno salutando e lasciandoci alle spalle la bella assisi.
Questo campo è stato prezioso, perché oltre a tutte le belle esperienze e momenti forti che ci ha donato è stato un’occasione anche per divertirsi con persone diverse, magari con le nostre stesse passioni e ideali. Momenti semplici e preziosi come un canto cantato e ballato insieme come una cena preparata assieme o le pulizie fatte assieme. Questo campo, secondo noi, ha contribuito a farci diventare più grandi e consapevoli di che mondo noi vogliamo far parte e soprattutto cosa vogliamo fare noi per questo mondo. Insomma un’esperienza magica che consiglieremo a tutti grandi e piccini di vivere, perché veramente completa l’anima. Forse con il desiderio di ritornarci ora non possiamo far altro che ricordare Assisi e l’insegnamento che ci ha dato: originali sì, ma INSIEME!!
Campo scuola 2 superiore
Gloria, Aurora, Beatrice, Eleonora