Gesù è nato il 25 dicembre?

In un precedente articolo su La Fonte dicevamo che, in occasione delle solennità del Natale o della Pasqua, non manca mai di uscire, in qualche testata che va per la maggiore, il contributo dell’esperto di turno che in un modo o nell’altro cerca di aggredire i fondamenti storici del messaggio evangelico. Anche per questo Natale la consuetudine non è stata disattesa. L’ultimo grido ci viene questa volta dal versante dell’islam. Il giornale La Repubblica qualche giorno fa ha presentato il contributo di un mussulmano di origine iraniana, Reza Aslan, che, in USA ha dato alle stampe (a quanto pare con notevole successo editoriale) un saggio dal titolo Zealot, la vita e i tempi di Gesù di Nazareth. Secondo La Repubblica l’autore si proporrebbe di smitizzare la figura di Gesù. In buona sostanza non verrebbe negata la storicità di Gesù (vorrebbe dire squalificarsi sul piano storiografico), ma il Salvatore verrebbe presentato come un ribelle al potere di Roma e alla casta sacerdotale ebraica, una sorta di Che Guevara del mondo antico. Invece il messaggio cristiano sarebbe frutto dell’opera dei seguaci e in particolare di Paolo di Tarso e avrebbe assai poco a che vedere con la vita di Gesù. Inutile dire che siamo di fronte alla solita patacca la quale riprende teorie sette-ottocentesche che l’esegesi, la ricerca storica e perfino l’archeologia hanno già abbondantemente confutato. Ma tant’è. A certe carabattole il laicismo nostrano è troppo affezionato e dura fatica a liberarsene.

Visto però che, pressoché unanimemente, Gesù è riconosciuto come figura storica, domandiamoci piuttosto se può avere un fondo di verità la data di nascita collocata al 25 dicembre. A riguardo ci è sempre stato insegnato che questa data è convenzionale e risale al IV secolo, quando il cristianesimo, in epoca costantiniana, incominciando ad espandersi su vasta scala, anziché cancellare le antiche festività pagane cercò di cristianizzarle.  Una di queste feste cristianizzate fu quella del Sol invictus, un antico culto dei popoli mediterranei dedicato al sole che, come ben sappiamo, nei giorni tra il 22 e il 25 dicembre tocca il punto più basso sull’orizzonte in concomitanza con il solstizio invernale, momento dal quale i giorni incominciano ad allungarsi preannunciando la nuova annata. D’altra parte, più o meno negli stessi giorni, a Roma si celebrava la festa dei Saturnali, in qualche modo anch’essa collegata ai culti solari, in cui la gente si scambiava auguri e regali come buon auspicio per il nuovo anno. I cristiani considerarono Gesù un nuovo sole che libera l’uomo dalle tenebre del peccato e di conseguenza si scelse il 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù-sole che illumina il mondo. L’antica festa pagana venne perciò non solo cristianizzata, ma assunse anche un significato simbolico e come tale entrò nel calendario liturgico. Non c’erano elementi probanti che potessero far pensare alla nascita del Salvatore il 25 dicembre. Il solo vangelo di Luca, che pone l’annunciazione a Maria e quindi il concepimento per opera dello Spirito Santo il 25 marzo da cui nove mesi dopo si deduceva la nascita di Gesù arrivando al 25 dicembre, non trovava riscontro né negli altri evangelisti né in altre fonti diverse da quelle evangeliche.

Se non che la ricerca storica degli ultimi decenni, perfino da parte ebraica, sembrerebbe conferire  buone prospettive di veridicità storica alla data del 25 dicembre. La potrebbero confermare le prove documentali e archeologiche di cui si è venuti in possesso in questi ultimi decenni. Ne parla in un articolo del 21 dicembre 2009 sul sito ZENIT lo storico Michele Loconsole. Un documento – importante – egli dice - ci viene dall’analisi dei manoscritti di Qumran, località nei pressi del Mar Morto, rinvenuti nel 1947. Tra questi documenti che la ricerca archeologica ha portato alla luce, è particolarmente interessante il Libro dei Giubilei, risalente al II sec. a.Cr. Da esso veniamo a sapere che al servizio al Tempio di Gerusalemme erano chiamate a turno le classi sacerdotali ebraiche. Ad una di esse, la classe di Abia, apparteneva anche Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, il cui turno cadeva tra il 23 e il 30 di settembre. Proprio in quei giorni allora Zaccaria avrebbe ricevuto dall’angelo l’annuncio che sua moglie Elisabetta avrebbe, nonostante la sterilità, concepito un figlio. Questo significa che Giovanni probabilmente nacque tra il 23 e il 30 giugno dell’anno successivo. Il calendario liturgico, fin dal I sec. d. Cr. pone proprio al 24 settembre e al 24 giugno rispettivamente l’annuncio a Zaccaria e la nascita di Giovanni. Risulterebbe allora che Maria avrebbe avuto l’annunciazione il 25 marzo. Infatti quando Maria si reca da Elisabetta per annunciare il concepimento di Gesù, Luca osserva che Elisabetta era al sesto mese. Il passo evangelico mette in evidenza la differenza di sei mesi tra Giovanni e Gesù. Ne deriva che la nascita del Salvatore può essere ragionevolmente collocata più o meno il 25 dicembre. La ricerca archeologica quindi, secondo Loconsole, sembra confermare la plurimillenaria tradizione liturgica riguardo alle date di concepimento e nascita rispettivamente di Giovanni Battista e di Gesù. D’altra parte lo stesso storico ci ricorda che la Chiesa d’Oriente aveva fissato la data di nascita di Gesù al 25 dicembre già nei primissimi anni dopo la sua morte e non già nel IV secolo e il dato sembra aver avuto origine dalla primitiva comunità di Gerusalemme e di Palestina. Quanto sopra esposto non esaurisce tutta la problematica relativa ai tempi della nascita del Salvatore, ma si tratta di una ipotesi, come si può vedere, tutt’altro che infondata. Occorreranno ulteriori ricerche e approfondimenti, ma, come è avvenuto per tanti altri fatti relativi alle origini della fede cristiana, scoperte archeologiche e fonti documentarie hanno puntualmente confermato ciò che la tradizione ci ha consegnato. Ovvio che la fede non deriva dai documenti storici e dalle scoperte archeologiche, ma questi sono certamente ausili importanti per confermarla.

Pietro